Virtual XI, il grande flop degli Iron Maiden

Recensione Virtual XI Iron Maiden vinile

Virtual XI è il punto più basso mai toccato dagli Iron Maiden nel corso della loro ultraquarantennale carriera. Ma è mio dovere, per completezza, recensire anche questo clamoroso flop, che all’epoca – immagino – avrà causato tra i fan una serie di suicidi di massa.

1998. Virtual XI vede la luce dopo il controverso The X Factor, salutato con freddezza dagli aficionados borchiati, che ancora non si erano del tutto ripresi dall’addio di sua maestà Bruce Dickinson. Il suo sostituto al microfono, Blaze Bayley, si rivelò in parte inadatto a ricoprire il ruolo (ma non per colpa sua). Tuttavia, The X Factor era stato scritto su misura per la sua voce, potente e oscura, e infatti alla prova dei fatti aveva superato l’esame.
Quindi, direte voi? Quindi in Virtual XI si salva ben poca roba. Colpa delle famigerate tastiere? In parte. Colpa di un’ispirazione in fase di stanca? In parte. 

Si salvano, a mio parere, solo due pezzi, che – guarda caso – saranno gli unici a essere riprodotti dal vivo negli anni a venire.

🤘The clansman è oggettivamente un capolavoro, che amalgama storia e leggenda e ci catapulta nelle highland scozzesi. Il ritornello (“Freedom! Freedom!”) è perfettamente inserito nel crescendo della strofa e finalmente paga i giusti dividendi a chi comprò il disco all’epoca. Tutto il brano è finalmente una prova di forza degli Iron Maiden, che ci regalano nove minuti ai loro livelli.

🤘Futureal è la classica galoppata che Harris e soci hanno sempre composto a occhi chiusi. Ma in questo disco rappresenta una boccata d’aria, una boa alla quale aggrapparsi nel mare in tempesta. Niente di miracoloso, ma fatta bene. Anche la voce di Bayley offrì una prova all’altezza e condusse la nave in porto.

E le altre sei canzoni?

Velo pietoso. Idee raffazzonate, allungate all’inverosimile in pezzi eccessivamente lunghi. Si sente terribilmente la mancanza compositiva di Bruce Dickinson e di Adrian Smith.

Ma la speranza divampò. E come al Fosso di Helm, mi sembra di udire il dialogo tra Gandalf e Re Thèoden (che tra l’altro assomiglia terribilmente al chitarrista Adrian Smith degli Iron Maiden):

“Attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All’alba, guarda ad Est”.

E così fecero. Nel 1999 Bruce “Gandalf” Dickinson ritornò assieme ad Adrian Smith e, come Re Mida, ritramutarono in oro il corso della band.

Che ancora oggi risplende di luce propria.

🤘Album: Virtual XI

🤘Gruppo: Iron Maiden

🤘Genere: Heavy Metal

🤘1998 – Repress, Europe

🤘Voto: 50/100

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Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

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