I miei ricordi saltano sulla DeLorean fino al lontano 2005 quando, da neo diplomato, varcai le porte del Rock Planet di Pinarella di Cervia. Se una delle mie passioni è l’heavy metal, lo devo quasi sicuramente a quella serata, durante la quale i miei padiglioni auricolari furono investiti dalla cascata di note di Aces high.
E fu amore al primo ascolto.
1984. Gli Iron Maiden avevano prima contribuito a creare la New Wave of British Heavy Metal, poi a poco a poco si erano issati a portabandiera del movimento, forgiando e definendo il loro suono e macinando successi e consensi. Forti del loro phisique du role, diedero alle stampe Powerslave.
In fronte copertina, lo zombie Eddie (la loro mascotte – chi non ha mai visto una loro maglietta?) è immortalato con le sembianze di un faraone in un mastodontico tempio egizio; sarà anche presente nel retro copertina, raffigurato in un sarcofago. L’illustratore Derk Riggs si è decisamente superato.
Il famoso discorso bellico di Winston Churchill fa da apripista all’opener Aces high, che vede la straordinaria estensione vocale del cantante Bruce Dickinson immedesimarsi in un pilota della Raf e battagliare contro i nazisti nei cieli della Manica (“Run, live to fly, fly to live, do or die”). Le caratteristiche principali del pezzo sono il classico riffing e l’accelerazione iniziale, uniti a un ritornello da stadio e a due roboanti assoli, firmati nell’ordine da Dave Murray e Adrian Smith.
Two minutes to midnight si apre con un altro riff mostruosamente incisivo (mutuato dagli Accept) e narra del momento storico in cui il mondo si avvicinò di più all’avvento di una guerra nucleare. Stiamo forse parlando forse del pezzo più famoso della Vergine di Ferro, condito da un assolo melodico ed energico e da intarsi strumentali perfetti.
Non ho mai capito perché Flash of the blade non sia mai stata riproposta dal vivo; parte della colonna sonora del film Phenomena di Dario Argento, è una vera e propria scheggia speed metal, che poggia sul basso pulsante del mastermind Steve Harris, sulle rullate incalzanti del batterista Nicko Mc Brain e su alcune armonizzazioni da accapponare la pelle. Chapeau.
L’epica titletrack, l’unica che trasuda il tema Egitto nelle note e nelle strofe, e l’iconica Rime of the Ancient Mariner sono gli altri capolavori immortali di questo disco, che gli Iron Maiden consegnano direttamente alla storia. Il masterpiece dei Maiden, Rime of the Ancient Mariner, è ispirata alla versione del 1817 dell’omonimo poema di Samuel Taylor Coleridge, e con i suoi quasi quattordici minuti costituisce la loro suite prog metal per eccellenza. La penna di Steve Harris narra della lotta tra l’uomo e la natura, nella quale un perfido marinaio uccide un albatro e attira su di sé e sull’intero equipaggio una serie di sventure. Qui troviamo sapientemente amalgamato tutto ciò il metal esprime ai suoi massimi livelli: potenza, pathos, alchimia tra i musicisti e trasporto fisico ed emotivo.
Completano l’album la strumentale Losfer words (Big ‘Orra), The duellists e Back in the village. Avercene di brani “secondari” come questi…
Concludo con l’intro di Aces high, ripresa dal celeberrimo discorso all’Inghilterra che Churchill declamò per infondere coraggio al paese, in vista dell’aggressione nazista:
“We shall fight in the hills; we shall never surrender».
Vinile da esporre alla National Gallery se ne esiste uno.
🤘Album: Powerslave
🤘Gruppo: Iron Maiden
🤘Genere: Heavy Metal
🤘1984, Prima stampa Ita
🤘Voto: 95/100