L’Inferno e Paradiso dei Black Sabbath

Heaven and hell Black Sabbath

Quando nel 1979 Ozzy Osbourne venne di fatto sollevato dall’incarico di cantante dei Black Sabbath, a causa dei costanti abusi di droghe, in pochi alla Snai di allora avrebbero puntato una sterlina bucata sul futuro della band. I pochi temerari che lo fecero furono ripagati con vincite faraoniche, sotto forma di un disco leggendario.

1980. Il mastermind e chitarrista Tony Iommi decise di ingaggiare alla voce Ronnie James Dio, autore di ottime prove con i Rainbow e astro nascente della musica pesante. Il risultato fu Heaven and hell, la cui copertina raffigura due angeli intenti a fumare sigarette quantomeno sospette (inferno e paradiso, per l’appunto).

Neon knights, pezzo duro e veloce per l’epoca, spazza via ogni dubbio sullo stato di salute della band e apporta un sound più epico e arioso rispetto alle classiche atmosfere cupe sabbathiane. L’intro assicura headbanging sin dalle prime note e l’entrata in scena di Dio (mi si perdoni l’appellativo, ma lo era veramente) apre de facto ai Black Sabbath 2.0, più veloci e maestosi. Ottimo l’assolo e la chiusura.
Atmosfere rallentate e cori meravigliosi in Children of the sea, introdotta da una chitarra arpeggiata e via via attraversata da un indurimento del sound nella sua articolazione. I testi apocalittici seguono la linea musicale (“Look out! The sun is going black, black”) e accompagnano la parte finale della song in maniera nervosa ed evocativa.

Una incisiva linea di basso di Geezer Butler, metà sezione ritmica assieme al fidato batterista Bill Ward, la fa da padrone in Lady evil e ci fa immaginare che i Sabs abbiano avuto qualche esperienza non molto fortunata con le donne.
La titletrack Heaven and hell, a detta di chi scrive, può tranquillamente salire sul podio dei pezzi heavy metal migliori di sempre; aperta da un riff molto cupo e ispiratissimo di Iommi, nella prima metà risulta molto oscura, come nella migliore tradizione del gruppo di Birmingham. Ma la parte strumentale esplode in tutta la sua magniloquenza e dà il modo a ogni musicista di trasportarci nel meglio che questo genere musicale possa trasmettere. Applausi!

Dal lato B del platter rimane soprattutto nei ricordi Die young; introdotta dalle tastiere di Geoff Nicholls, rappresenta un vero e proprio manifesto del nuovo corso della band, un melting pot di melodia, potenza evocativa e classe, che fornisce la base a Ronnie James Dio (autore delle liriche) per esprimere tutta la sua abbacinante estensione vocale.

“…So live for today, tomorrow never comes…”

Se lo si ascolta oggi, a distanza di oltre quarant’anni, quello che impressiona maggiormente di Heaven and hell è la freschezza del sound.

E sia che parteggiamo per la prima parte di carriera (targata Ozzy), oppure per la versione con Dio, non possiamo non ammirare la costante qualità che attraversa la band che questo suono ha contribuito a inventarlo prima e a forgiarlo poi.

I Black Sabbath.

“The world is full of kings and queens

Who blind your eyes and steal your dreams

It’s heaven and hell, oh well”

🤘Album: Heaven and Hell

🤘Gruppo: Black Sabbath

🤘Genere: Heavy Metal

🤘1980, Prima stampa Uk

🤘Voto: 90/100

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Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

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