Battiato. Battisti. Bertoli. Dalla. De Gregori. Fossati. Gaber. Guccini. Ivan Graziani. Paolo Conte. Rino Gaetano.
Il cantautorato italiano ha visto interpreti favolosi, che hanno segnato con le loro poetiche intere generazioni.
Un momento… Manca qualcuno? Solo il più grande di tutti: Fabrizio de André.
- Faber confeziona l’ennesima gemma della sua incredibile carriera e solo parlarne ci emoziona.
Da dove iniziamo? Dalla filastrocca con richiami folk che risponde al nome di Volta la carta?
“Angiolina alle sei di mattina s’intreccia i capelli con foglie d’ortica/ ha una collana di ossi di pesca/ la gira tre volte intorno alle dita”.
Impossibile restare fermi e non lasciarsi coinvolgere dalle rime di de André.
Rimini racconta in maniera struggente la storia d’amore di Teresa, figlia di un droghiere che rimane incinta di un bagnino; le liriche trattano il tema dell’aborto con poeticità, ma anche il potere del libero arbitrio, a dispetto delle voci del giudizio.
Andrea, cavallo di battaglia di tanti suoi concerti, parla di un soldato “figlio della luna” che “si è perso e non sa più tornare”; ghettizzato per il suo orientamento sessuale, e, per questo, costretto a vivere (e a decidere di morire) nella vergogna, Andrea assomiglia a quanti oggi negano il proprio essere in ragione di regole scritte da altri.
Coda di lupo vira verso tematiche di protesta, Sally è una favola nera condita da personaggi discussi, ma che non ti impediscono di canticchiarla. Una bimba che sperimenta la sua identità confondendola con quella di persone poco raccomandabili, perché ha perso i suoi punti di riferimento. L’incubo dei genitori di ieri e di oggi.
Nel 1978 de Andrè era leggermente avanti con i tempi, non trovate?
Staccano dal resto Avventura a Durango e Zirichiltaggia, folk song in lingua sarda, dinamicizzata da violini e fisarmoniche, che le donano vivacità e imprevedibilità.
Ascoltare un vinile del poeta genovese è un po’ come viaggiare assieme agli ultimi, agli emarginati, ai ceti meno abbienti. Un po’ quello che si è perso negli ultimi trenta anni: l’attenzione verso il meno appariscente, a vantaggio (ahimè) di ciò che ruba l’occhio.
Faber non sarebbe affatto contento della piega cinica e menefreghista della società moderna, siete d’accordo?
Ma lui lo aveva già capito, da precursore dei tempi.
In fondo, stiamo parlando del più grande cantautore italiano. Se fosse ancora tra noi, forse si sarebbe sminuito e avrebbe minimizzato i nostri complimenti.
Perché aveva anche un’altra dote unica: l’essere umilmente diverso dagli altri.
In direzione ostinata e contraria ❤️
“Mia madre mi disse non devi giocare
Con gli zingari nel bosco.
Ma il bosco era scuro, l’erba già verde.
Lì venne Sally con un tamburello”
🎻Album: Rimini
🎻Artista: Fabrizio de Andrè
🎻Genere: Cantautorato
🎻1978, Prima stampa Ita
🎻Voto: sv – Faber disse: “I miei sentimenti non sono oggetto di competizione”.