Killers ha ucciso Paul di Anno

killers Iron Maiden

Il lunedì già di per sé non rappresenta l’icona ideale di giorno perfetto della settimana.
Timbro il cartellino, salgo in auto e vedo 28 messaggi vocali.
Tutti inviati da musicisti rock/metal o da persone affini a questo meraviglioso mondo.
Inizio a sospettare che il lunedì stia per guadagnarsi la sua meritata fama di giornata del cazzo.

1981. Ogni band che si rispetti, anche la più grande, viene attesa al varco per il banco di prova del secondo disco. Potranno gli Iron Maiden fallire? Impossibile.

Trascinati dal credito derivante dal debut album, i paladini del metallo sfornano Killers e proseguono la salita verso l’olimpo, che sarà raggiunto dal disco successivo (The number of the beast).
Entra Adrian Smith in formazione e i cavalli di classe aumentano i giri del motore.
Il songwriting rimane irruento, ma acquisisce più maturità, come in Wrathchild (ancora tra le poche dei primi due vinili a essere riproposta dal vivo) e in Murders in the Rue Morgue.

La personalità debordante di Paul di Anno emerge, squassa i palchi prima di Oltremanica e poi di tutta Europa. Talentuoso, pazzo, grezzo, eppure perfetto per la New wave of British Heavy Metal.

Il produttore (san Martin Birch) cattura tutta la ventata di freschezza del loro album di debutto e la convoglia in pezzi come Another life, dove le rullate di Clive Burr e uno strepitoso assolo di Murray ci mostrano sprazzi di quella che sarà la band del secolo, almeno a livello di metal classico.

Volete la strumentale? Eccovi Gengis Khan. Le iconiche galoppate del condottiero mongolo vengono riproposte dalla sezione ritmica Harris/Burr con una nitidezza impressionante. La band è pronta per il salto di qualità.

Vinile che, visto nella sua interezza, mette da parte i vagiti prog del precedente e fissa la tracklist verso una omogeneità che non troveremo più in futuro.
La canzone più iconica cantata da Paul di Anno? La title track viene inaugurata dalle grida assassine del giovane scapestrato cantante e si dipana come se gli assassini della canzone stessero inseguendo la vittima in una rincorsa a perdifiato, resa più nervosa dai fraseggi Murray/Smith.

Purgatory mostra un riff acuminato come un rasoio a cinque lame e un’altrettanta abrasiva strofa di un di Anno sugli scudi.

Arriviamo al pezzo che conclude il platter: Drifter. Dal vivo incendiava i palchi con la sua irruenza, tipica della band all’alba della loro quasi cinquantennale carriera. Ritmiche praticamente punkeggianti e imperniate su di una scrittura molto complessa per l’epoca.
Questi erano gli Iron Maiden prima dell’ingresso di sua maestà Bruce Dickinson.

Già, perché qui si interrompe l’avventura di Paul di Anno, allontanato dalla band per eccessi di vario tipo e di cui possiamo tutti immaginare la natura.
D’altronde, il boss Harris ha sempre fatto dell’integrità morale della band la sua ragione di vita e probabilmente dobbiamo anche a questo il jackpot vincente che gli Iron Maiden hanno sempre pescato, almeno sino al 1988.
E Paul di Anno? Perso negli abissi dei vizi, ha letteralmente gettato alle ortiche una carriera che sarebbe potuto essere sicuramente superiore a quella che ha effettuato fuori dalla band madre: una dispersione in mille progetti, inframezzati da eccessi di ogni tipo e dichiarazioni al vetriolo contro gli ex membri.
Veramente un grande peccato per quella che ritengo essere LA voce della New wave of British Heavy Metal.
Già, perché nei primi due album degli Iron Maiden la voce è sua.
Peccato, davvero.
E quando ho aperto il primo dei 28 vocali ho pensato proprio a questo.


In memoria di Paul di Anno (1958 – 2024).

Sei stato l’ombra del passato, ma vittima del tuo futuro.

R.i.p.



🤘Album: Killers

🤘Gruppo: Iron Maiden

🤘Genere: Heavy Metal

🤘1981 – Prima stampa Ita

🤘Voto: 85

Condividi su:

Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

Ultimi post

Sreaming for vengeance Judas Priest

Screaming for Judas Priest

Esiste una band che più di ogni altra incarna il concetto di heavy metal e questi sono i Judas Priest. Essi contribuirono a creare il

Machine head Deep Purple

Deep Purple’s Machine head

Ho sempre pensato che, nell’immaginario collettivo, i Deep Purple possano rappresentare (assieme ai Led Zeppelin e agli Ac/Dc) i maestri dell’hard rock. Perchè? La risposta

Rust in peace Megadeth

Rust in peace, lo zenit dei Megadeth

Rock Tv, ex canale 718 della più nota emittente televisiva a pagamento, trasmetteva a ora tarda il programma “Metal Zone”. Nel gennaio 2006, l’esame di

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *