A day at the races

A day at the races Queen

“Mezzo passo falso”. “Inferiore al precedente”. “Disomogeneo”.
Mi scappa da ridere se ripenso alle critiche che ho sentito o letto in merito all’ottimo A day at the races dei Queen.

1976. Certo che fare meglio del precedente A night at the Opera (per intenderci, il disco di Bohemian rhapsody) era impresa assai ardua, ma la classe del miglior gruppo mai apparso sul pianeta terra si prodigò parecchio per andarci vicino.

L’immarcescibile e riconoscibilissimo riffaccio di Tie your mother down è anni settanta sino al midollo e rappresenta uno dei pezzi più duri della Regina, che ci parla in chiave ironica del rapporto conflittuale tra figli e genitori. La chitarra di Brian May si amalgama perfettamente con il genio vocale di Mercury, ma stavolta è sorretta magnificamente da una sezione ritmica rocciosa e finalmente in primo piano.

“Your Mamma says you don’t,
your daddy says you won’t.
And I’m boilin’ up inside,
ain’t no way I’m gonna lose out this time, oh no”.

Un pezzo stabilmente destinato nelle setlist future dei Queen e delle relative tribute band.

Dicevamo? Mezzo passo falso? Somebody to love? Una delle più emozionanti ballad rock di sempre?
Parafrasando Crozza: “Ma siamo matti?”.
Qui svesto i panni del recensore, concedetemelo una volta, per indossare i panni del fanboy: non si può rimanere indifferenti di fronte al perfetto connubio tra rock e gospel, tra musica impegnata e testo struggente, che fonde il genio delle sette note al disperato grido di un uomo che cerca qualcuno da amare. Qui siamo oltre, si toccano vette magniloquenti, altissime, eppure di una delicatezza estrema, quasi candida. Impossibile non emozionarsi di fronte alla grandezza dei Queen.

Recensire track by track l’intero disco sarebbe un mero esercizio stilistico, che stonerebbe assai con le emozioni che vorrei trasmettervi. Voglio solo ricordare un altro episodio sopra la media, dove per media intendo la media dei Queen, di per sé particolarmente alta: Teo Torriatte.
Omaggio al paese del sol levante (con il ritornello in giapponese), i cui fan avevano sostenuto in maniera solida la band sin dai primi vagiti di carriera, si struttura come una ballata vergata a fuoco del genio di May, la cui chitarra emerge in maniera veemente verso la fine. Anche questa volta, i compagni di viaggio del meraviglioso chitarrista sono la tastiera e la voce di sua maestà Mercury, grande, grandissimo come sempre.

Degna conclusione del mezzo pas… ah, no.
Degna conclusione di un disco che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che i Queen erano dotati di un imbarazzante talento.
Proposto prima e mostrato nuovamente in futuro.

“Can anybody find me somebody to love?”

W la Regina!

🤘Album: A Day at the Races

🤘Artista: Queen

🤘Genere: Rock

🤘1976, Prima stampa Ita

🤘Voto: 85/100

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Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

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