17 re, la consacrazione dei Litfiba

17 re Litfiba

LIT (L’Italia) – FI (Firenze) – BA (Via de’ Bardi).
Dobbiamo a una piccola sala prove fiorentina l’acronimo che diede il nome, originalissimo, alla più grande rock band italiana. I Litfiba esordirono nel 1980 e passarono diversi anni tra concerti locali e alcuni Ep, prima dell’esordio discografico su Lp. Nel 1985, infatti, uscì l’ottimo Desaparecido. L’anno successivo la band compì il definitivo salto di qualità, iniziando un percorso artistico unico nel nostro panorama musicale.

1986. Il mio anno di nascita coincide con l’uscita di alcuni mostri sacri dei miei generi preferiti (Master of Puppets dei Metallica e Somewhere in time dei Maiden su tutti), ma 17 re dei Litfiba merita un approfondimento.

Si tratta di un album variegato, dalle influenze musicali dark-mediterranee, oscuro e incazzato nelle sue liriche per nulla banali e ficcanti, colte e di rottura, espressione di una band che non aveva paura di niente e di nessuno.
Parliamo di cinque musicisti fantastici, d’altronde. Pelù è sempre stato un cantante e un frontman eccezionale per i nostri standard, Renzulli un chitarrista mai banale nel riffing e nel gusto melodico, il compianto Ringo de Palma un batterista secco e potente. A parere mio, tuttavia, nella prima parte di carriera dei Litfiba furono il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi le vere fucine del motore fiorentino. Il primo mostrava sonorità sporche e graffianti, risultando riconoscibilissimo dal vivo; il secondo sposava suoni anarchici, eppure acidi e taglienti quanto basta, perfetti per ricreare il post punk dei primi tempi della band.

L’album è talmente nervoso e ipnotico da far venire le vertigini come in Gira nel mio cerchio, che racconta dell’autodistruzione causata dall’alcool.
Resta parla drammaticamente del disastro di Chernobyl, Sulla terra e Ferito sono antimilitariste fino al midollo, Come un Dio e Oro nero trattano di religione.
Tutta la colonna portante del disco è permeata dagli aggettivi “variegato” e “complesso”. Pelù esprime un cantato più maturo e baritonale rispetto agli esordi e si mostra particolarmente a suo agio su questi testi profondi e impegnati.

Musicalmente, quello che emerge è un melting pot di rock, post-punk, new wave e atmosfere mediterranee, accorpate in un sound non ben etichettabile in un genere.

Questa volta, però, vorrei darvi i compiti a casa. Ho fornito alcuni spunti, qualche info e non il solito track by track. Vi consiglio di ascoltarlo con calma perchè non è affatto immediato come disco, poi magari ne discutiamo nei commenti. Vi Va?

W Litfiba

🤘Album: 17 Re

🤘Gruppo: Litfiba

🤘Genere: New wave

🤘1986, Prima stampa Ita con ✍️ di Pelù, Renzulli e Aiazzi

🤘Voto: 95/100

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