Nomen omen. Se mai dovessi citare una band che incarna perfettamente il nome che si porta appresso, non avrei dubbi citando i Queen. Nel caso in questione, anche il vinile di cui vi parlerò si è guadagnato l’appellativo di “magico”: parliamo infatti di A kind of magic.
1986. Sempre 1986. Fortissimamente 1986. Un altro successo targato quell’anno di grazia per la musica rock e metal; i Queen, reduci dalla memorabile esibizione di Wembley e in pieno periodo pop/rock, dimostrarono ancora una volta perché i numeri uno indiscussi erano loro.
A metà tra l’hard (rock) targato Ac/Dc e il synth pop, One vision ispira le proprie liriche al discorso di Martin Luther King sulla gradinata del Lincoln Memorial. Immaginatevi quindi una canzone che parla di sogni e visioni di un futuro più roseo e che cerca di trasmettere una speranza in tal senso.
Segnalo la stranezza delle voci distorte e un memorabile assolo di Brian May (ça va sans dire), a suggello di un brano ottimo, ma non memorabile.
A kind of magic propone una versione minimalista e molto ispirata dei Queen, che giocano sulla modulazione di Mercury e ci accompagnano oniricamente in un viaggio alla ricerca della pace interiore.
“It’s a kind of magic
One shaft of light that shows the way
No mortal man can win this day”.
Un tocco di batteria morbido e un basso al servizio della canzone compongono la sezione ritmica, che riempie una canzone di livello superiore e dalla classe cristallina (ça va sans dire pt.2).
One year of love è bella, ma non memorabile, con un bell’innesto del sax.
Pain is so close to pleasure poggia sul falsetto inarrivabile di Mercury, ma non scalda i cuori più di tanto.
Va detto che per tutte le altre band – o quasi – queste due canzoni sarebbero il punto di arrivo di una carriera; questo fatto è la cartina di tornasole della grandezza dei Queen.
Ora si alza il livello dell’opera.
Friends will be friends è una power ballad sull’importanza dell’amicizia, che si esplica nella buona e nella cattiva sorte. Un vero amico, infatti, è per sempre.
May introduce il brano con un riff memorabile e lo consegna a Freddie, che ci lascia a bocca aperta. Lick di chitarra, sottofondo del piano e i classici cori alla Queen impreziosiscono questo brano e lo rendono come uno dei loro più riusciti degli anni ottanta.
Scaliamo un’altra tacca, come un saltatore con l’asta che vuole vincere un oro olimpico.
Ho la pelle d’oca quando sento:
“There’s no time for us…”
…perché l’attacco di Who wants to live forever sarebbe da insegnare a scuola. In realtà, tutto il brano è circondato da un’aura di epicità e di pathos e i Queen, con l’aiuto della National Philarmonic Orchestra, orchestrano (mi si perdoni la battuta) un vero e proprio inno.
Tutto si incastra alla perfezione, dalla chitarra, al piano, alla voce, al basso e alla batteria.
Uno dei brani più emozionanti di sempre della storia della musica.
Gimme the prize è una rasoiata quasi metal e innesta un ponte tra questo vinile e il successivo, The miracle.
Don’t lose your head scorre via che è un piacere e, quasi senza accorgercene, siamo arrivati al gran finale di Princess of the universe.
Il brano si poggia su un ottimo hard ‘n heavy di classe, degna conclusione di un grande disco che fotografa un momento particolare dei Queen, che stanno per entrare nel dramma della malattia di Mercury.
Forse la più grande perdita a livello artistico degli ultimi trentacinque anni.
Who wants to live forever?
🤘Album: A kind of magic
🤘Artista: Queen
🤘Genere: Rock
🤘1986, Prima stampa Ita
🤘Voto: 80/100