Ogni storia ha un suo inizio. Quello della più grande rock band italiana di sempre nasce in Via dei Bardi 32, a Firenze. Qui aveva sede la loro sala prove, ai tempi degli esordi, in una vecchia cantina, nella quale furono gettati i semi di un albero che di lì a breve si ramificherà tantissimo.
1985. Quanti di voi ricordano la pesantissima nevicata? Proprio in quel rigido gennaio, i Litfiba entrarono in sala prove e incisero per l’indipendente IRA RECORDS le tracce che avevano da parte per l’esordio su lp.
Il disco, Desaparecido, entrò di diritto tra i debut album più importanti della musica italiana e seguì di qualche mese il clamoroso Siberia dei concittadini Diaframma, con i quali formeranno le punte di diamante della scena new wave italiana.
Otto tracce e otto centri, seppur di non facile assimilazione, come larga parte della new wave dimostra.
Forse la canzone più immediata è proprio la stupenda Eroi nel vento (spesso riproposta live anche in tempi recenti), anthemica traccia d’esordio, con un riff che rimanda a The Edge degli U2.
A farla da padrone sono il ritornello di un Pelù già mattatore e il lavoro dell’ottimo Renzulli.
La post-punk La preda prosegue il ritmo serrato dell’inizio, con il basso tambureggiante del mai troppo osannato Gianni Maroccolo, che disegna trame incalzanti e passa il testimone al primo dei tanti riuscitissimi (e originali) assoli del chitarrista di Avellino. I testi? Avanti con il tempo e complicati, in pieno stile Litfiba, ne è un esempio il ritornello.
«Va’ / affilatissimo stiletto tu hai / con la lama a doppio taglio / credi che ce la farai? / Credevi di cacciare ma adesso la preda sei tu».
Si ha già la sensazione che la band riesca a fondere diversi generi in uno: rock derivativo, new wave, post punk e ritmi mediterranei si intersecano nell’album di esordio, che nel prosieguo conferma l’impressione di gioiello grezzo.
Si alternano pezzi più intimisti – Lulù e Marlene e Pioggia di Luce – ad altri che seguono un andamento quasi gitano, come Tziganata e Istanbul. Questi quattro pezzi sono sorretti da un Pelù già in stato di grazia e dal cantato “particolare”, ma già trascinante come pochi.
Menzione d’onore anche per il batterista Ringo de Palma (rip), perfetto in quel contesto, e per il tastierista Antonio Aiazzi, non certo un semplice accompagnatore, ma un ottimo cesellatore di suoni.
La titletrack – i cui testi penso afferiscano a certe dittature dell’America Latina – rappresenta il concept del primo capitolo della Trilogia del Potere, che proseguirà con 17 re e Litfiba 3, e precede la conclusiva e antimilitarista Guerra.
Il pezzo finale rappresenta il momento di maggiore pathos e intensità dei Litfiba degli esordi.
Il convulso tappeto sonoro esplode in un finale all’arma bianca, che ricorda proprio le deflagrazioni che (ahimè) scoppiettano sul campo di battaglia. Pelù ci regala, è il caso di dirlo, una interpretazione da fuoriclasse e accompagna la band fiorentina verso il finale del loro disco d’esordio.
Punti forti dell’album? Praticamente tutti, a partire dalla eterogeneità e sorprendente varietà stilistica delle otto tracce.
Punti deboli? Emerge qua e là una produzione che potrebbe lasciare più spazio al suono della chitarra. La copertina è piuttosto anonima.
Desaparecido segna quindi un ottimo esordio, che verrà migliorato dal successivo 17 re, vero e proprio diamante della musica italiana.
A scuola insegnano che le basi sono importanti; avere delle buone nozioni di italiano, matematica, storia, ecc…, aiuta tantissimo nella vita.
La base dei Litfiba è Desaparecido. A occhio e croce, si è visto di molto peggio.
W Litfiba
🤘Album: Desaparecido
🤘Gruppo: Litfiba
🤘Genere: New wave
🤘1985, Prima stampa Ita
🤘Voto: 85/100