I Litfiba alla radio? Sissignori.
1990. Il gruppo fiorentino decise di cambiare pelle e di lasciarsi alle spalle l’etichetta di portabandiera del movimento dark/new wave italiano, per diventare a tutti gli effetti il miglior gruppo rock del belpaese, almeno nell’accezione classica del termine.
La copertina del vinile El diablo presenta un dissacrante biglietto da visita, vale a dire un fondoschiena di una modella svedese, con impresso il logo della band.
Un verso bestiale di Pelù introduce la titletrack, vero e proprio brano da classifica che affronta nei testi (ironicamente, in pieno stile Litfiba) le accuse di presunto satanismo all’interno del mondo del rock. Come al solito, arrangiamenti spettacolari e band super affiatata, con i nuovi innesti Roberto Terzani al basso e Daniele Trambusti alla batteria già perfettamente amalgamati.
Ancora accuse alla società nel secondo pezzo da novanta del disco: Proibito. Ammiccanti, polemici, ironici, pungenti. Tutto questo erano i Litfiba 2.0 e questo brano, tuttora spesso presente nelle scalette dei loro tour, racchiude la particolare timbrica di Pelù (comunque meno ermetica del passato new wave) e i tipici riff e assoli di Renzulli.
I quattro brani seguenti rimangono di buon livello, ancorchè meno ispirati.
Il volo presenta il suo zenit nella dedica allo scomparso ex membro Ringo de Palma.
Siamo umani ha un andamento quasi latino-country che inneggia alla rivoluzione.
Woda – Woda tratta il dramma della carenza di risorse idriche che affligge i paesi del Terzo Mondo e lo fa con una sensibilità e una ariosità non indifferenti.
Ragazzo ha come fil rouge il dramma della disoccupazione giovanile e l’indifferenza e l’emarginazione da parte del mondo adulto.
A mio parere, siamo giunti al vero e proprio capolavoro dell’album: Gioconda. Le tastiere di Antonio Aiazzi aprono il brano che, accompagnato da un video molto riuscito e parecchio scanzonato, trasporta l’ascoltatore al fianco del protagonista del testo, il quale cerca in tutti i modi di sfuggire alle responsabilità che comporta il matrimonio. Sono presenti tutti gli stilemi dei Litfiba anni ‘90: Pelù mattatore, Renzulli che macina riff e assoli semplici ma riconoscibili e tanta, tanta tanta classe negli arrangiamenti.
Con El diablo, forse i Litfiba fecero storcere il naso ai fan della prima ora; ma accolsero tra le loro fila centinaia di migliaia di nuovi adepti, che li issarono in cima alle classifiche con pieno merito. Questo disco inaugurò la cosiddetta “Tetralogia degli Elementi”, simboleggiando il fuoco; quello successivo, dedicato alla terra, si chiamerà Terremoto.
E il sound si indurirà parecchio.
W Litfiba
“Dice che è proibito, che è proibito anche pensare”
🤘Album: El Diablo
🤘Gruppo: Litfiba
🤘Genere: Rock
🤘1990, Prima stampa Ita
🤘Voto: 84/100