Deep Purple are not Perfect strangers

Perfect strangers Deep Purple

Blackmore, Gillan, Glover, Lord e Paice.
Ogni fruitore di rock che si ritenga tale deve recitare la preghiera a memoria, come un tifoso rossonero con il Milan degli olandesi o un cugino nerazzurro con l’Inter di Herrera.

1984. Annunciata un anno prima la reunion in pompa magna della formazione storica, i Deep Purple, storico e seminale complesso che ha scritto alcune tra le pagine più importanti della storia dell’hard rock, si chiudono in studio di registrazione e partoriscono Perfect strangers.

L’apertura del vinile è affidata a Knocking at your back door ed è subito un classico riff purple-style a farla da padrona. Prima le tastiere di Jon Lord, poi il basso sferragliante di Roger Glover, segue il drumming funambolico di Ian Paice, e poi via alla chitarra di Ritchie Blackmore e alla voce di Ian Gillan per un brano che è subito un classico. Si percepisce meno carica selvaggia negli strumenti, appannaggio di uno sfoggio magniloquente di classe cristallina.

Altri highlights? Non appena la mostruosa ugola voce di Gillan intona:

 “Can you remember… remember my name”

…non si può che far viaggiare la mente e lasciarsi trasportare in un’atmosfera onirica, sorretta da un riff marziale e quadrato di stampo blackmoriano. La title track, impeccabile in ogni suo aspetto e sicuro biglietto da visita dell’intera opera, non sfigura affatto tra le hit degli anni ’80. Memorabili gli stacchi di hammond a metà e a fine brano, che rimandano quasi al metal tout court.

In generale il livello del disco è altissimo, non vi sono filler.
Under the gun è un brano in cui si pesta duro ma senza eccedere, lasciando a ognuno dei cinque fenomeni il proprio spazio.
Nobody’s home e Mean streak si susseguono senza un attimo di respiro e mantengono sostenutissimo il livello delle composizioni.

Con Wasted sunset,  i Deep Purple danno dimostrazione (se mai ce ne fosse bisogno) della capacità di creare atmosfere malinconiche e a tratti struggenti, come loro e pochi altri eletti sanno fare.

“And if you hear me talking on the wind,
you’ve got to understand,
We must remain perfect strangers”.

No, non siete perfetti sconosciuti; la vostra arte è un’ospite gradita nelle case di chi riesce a cogliere la musica classica sublimata al rock.

Thank you, guys.

🤘Album: Perfect strangers

🤘Gruppo: Deep Purple

🤘Genere: Hard Rock

🤘1985, Prima stampa Uk

🤘Voto: 86/100

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Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

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