Italyan, Rum Casusu Cikti

Elio e le storie tese

Il 3 giugno dello scorso anno io e mia moglie abbiamo inserito Tapparella nella playlist del nostro matrimonio. Credo che possa bastare per spiegare il rispetto e l’attaccamento che abbiamo per i mitici Elio e le Storie Tese.

1992. Reduci dall’ottimo esordio intitolato Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu (ho dovuto fare copia e incolla, lo ammetto), gli Elii alzano il tiro e pubblicano l’album che meriterebbe l’approfondimento di una trasmissione in prima serata: Italyan, Rum Casusu Cikti.
Già dall’assurda copertina, che richiama Atom earth mother dei Pink Floyd, si capisce che andremo ad avventurarci in un viaggio assurdo, che non sono sicuro che sia privo di conseguenze.
Allacciate le cinture ai piedi di balsa: si parte.

Quanti ragazzi si sono ritrovati almeno per una volta nella situazione descritta in Servi della gleba? Qui il malcapitato giovane viene prima schiavizzato e poi scaricato dalla sua fidanzata, in un caleidoscopio funk e una cura nei dettagli studiata dalla band a tutto tondo. Forse una delle loro migliori hit di sempre, sicuramente una di quelle più ricordate.

La prima volta che ascoltai Il vitello dai piedi di balsa, lo ammetto, skippai subito. Mal me ne incolse. Il favoloso duetto favolistico con Enrico Ruggeri, in apparenza senza senso, sembra un’assurda parodia di una canzone dello Zecchino d’oro. Qui i musicisti raggiungono la loro massima amalgama e si fondono in un unicum di progressive, folk e musica d’autore.
Ma vogliamo parlare di certe libertà che si prendevano gli Elii nei testi?
Oggi la censura li bloccherebbe sul nascere.

Musicalmente parlando, la band raggiunge l’apice con Supergiovane. Il brano ha la lunghezza progressive, punta saltuariamente allo swing e a Frank Zappa e pesca a piene mani dalle superband rock anni ‘70 (Queen e Genesis tra le altre).
Pipppero® (“peperone”in bulgaro) è un assurdo calderone dance che spianò il successo alla geniale band milanese. Assurdo e geniale, aggiungo.

Ho sempre sostenuto che in questo album ci sono talmente tante idee incredibili e originali che un gruppo più opportunista avrebbe potuto costruirci una carriera sopra, prendendo un pezzettino alla volta per le future releases. Ma non gli Elii, folli e autentici sotto tutti i punti di vista.

Si arriva così a La vendetta del fantasma Formaggino. Qui si mischiano Gianni Morandi a una delle barzellette popolari più famosa, rivisitata in chiave ovviamente goliardica.

“Stavo andando a cento all’ora

per trovar la bimba mia che non c’era,

ma il motore si è bruciato

nel bel mezzo della via.

Hai messo l’antigelo col freddo che fa?

L’hai messo quello là? Sì”.

Vi giuro che il pezzo inizia così. A complicare il tutto, Diego Abatantuono a evocare la voce tonante del fantasma Formaggino. Voi direte: impossibile trarne un qualcosa che possa somigliare vagamente a una forma di canzone.
E invece… Nove minuti di galoppate prog e di intermezzi parlati che si amalgamano perfettamente! 

Vogliamo parlare dei singoli musicisti? Elio, Rocco Tanica, Cesareo, Faso, Feiez e Christian Meyer sono dei veri e propri fenomeni. Non mi dilungo troppo sui sofismi tecnici, perché l’atmosfera dell’album mi spinge verso altre direzioni.
Analizzare con raziocinio canzoni come Il vitello dai piedi di balsa o Il fantasma Formaggino è un esercizio che non ho voluto fare e che non farò mai. Ma non perché questo disco non lo meriti, ma perchè sono sicuro che nemmeno gli Elii vogliano prendersi troppo sul serio.

Ma occorre dire che siamo di fronte a un capolavoro che non avrebbe sfigurato in nessun altro paese, un album ispiratissimo e folle allo stesso tempo.
Quando uscì, in Italia venne derubricato troppo in fretta a goliardata.

La Terra dei Cachi strikes again.



🎻Album: Italyan, Rum Casusu Cikti

🎻Artista: Elio e le storie tese (Elii – Eelst)

🎻Genere: Booh!

🎻1992, Prima stampa Ita

🎻Voto: 100/10*9

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